Uno studio pubblicato in Alzheimer’s Research & Therapy, ha mostrato come sia stata individuata all’interno del liquido degli occhi una proteina che ha il ruolo di marker per la diagnosi delle malattie neurodegenerative e che potrebbe aiutare ad accelerare la diagnosi di Alzheimer e Parkinson. Queste malattie, ad oggi, non hanno cure ma solo terapie per contenerne i sintomi. Tuttavia, una volta che questi ultimi si manifestano significa che la patologia sta già progredendo. I biomarcatori sono uno degli obiettivi principali della ricerca nel campo, dato che potrebbero rilevare un’ eventuale neuro degenerazione prima che questa danneggi il cervello, utilizzando «indizi» trovati in altre parti del corpo.
I ricercatori coinvolti nello studio hanno raccolto campioni di umor vitreo, cioè la massa gelatinosa, trasparente che riempie l’occhio, da 77 pazienti sottoposti a interventi chirurgici oculari programmati in precedenza presso il Boston Medical Center. Di risultati è emerso come tutti i 77 pazienti avessero la catena leggera del neurofilamento nel loro umore vitreo, e livelli più alti di questa proteina erano associati a livelli più alti di altri biomarker associati all’Alzheimer, come le proteine amiloide-B e tau (già rilevate nel liquido cerebrospinale e nel sangue).
«L’occhio può fornire informazioni importanti su ciò che sta accadendo nel cervello», spiega Manju Subramanian, chirurgo, primo autore dello studio e professore associato di oftalmologia alla Boston University School of Medicine. «Speriamo che questi risultati aggiungano un altro modo per rilevare la presenza di malattie prima che la neuro degenerazione causi danni irreversibili. Prima possiamo diagnosticare queste patologie – conclude – meglio staranno i pazienti».