Gli oculisti lombardi lanciano l’allarme sulla proposta di affidare le prime visite oculistiche agli ottici e optometristi, una misura pensata per ridurre le liste d’attesa ma che, secondo i medici, comporterebbe rischi per la salute dei pazienti. L’Associazione Italiana Medici Oculisti (AIMO), la Società Italiana di Scienze Oftalmologiche (SISO) e la Società Oftalmologica Lombarda (SOL) hanno inviato una lettera al Consiglio regionale della Lombardia, chiedendo di rigettare due ordini del giorno collegati al Piano Sociosanitario integrato lombardo 2024-2028.
La proposta, avanzata attraverso documenti firmati da consiglieri regionali di Fratelli d’Italia e Forza Italia, prevede la possibilità di stipulare convenzioni sperimentali con ottici e optometristi per attività come screening oculistici ed esami della vista. L’obiettivo è alleggerire il carico del Servizio Sanitario Regionale, rispondendo all’elevata domanda di prestazioni oftalmologiche. Tuttavia, gli oculisti si oppongono fermamente, sottolineando che queste attività richiedono competenze mediche specialistiche.
Secondo i firmatari della lettera, le prime visite oftalmiche e le attività di screening per malattie oculari non possono essere delegate a professionisti che non sono medici. Questa prassi, sostengono, violerebbe le normative vigenti e potrebbe configurarsi come esercizio abusivo della professione medica. La lettera ribadisce che diagnosi e valutazioni iniziali sono cruciali per individuare eventuali patologie evolutive e richiedono una formazione specialistica non equiparabile a quella degli ottici o optometristi.
L’iniziativa ha trovato il sostegno di Federottica Lombardia, la cui presidente, Gabriella Pagani, ha definito la proposta un passo avanti per la categoria. Tuttavia, gli oculisti rimangono determinati nel contrastare il progetto, dichiarando di essere pronti a rivolgersi alle autorità competenti qualora la Regione decidesse di proseguire.
La questione solleva un dibattito sul ruolo delle professioni sanitarie nel sistema pubblico e sui limiti delle deleghe in ambito medico. Per gli oculisti, il coinvolgimento di figure non mediche nelle prime visite rappresenta un rischio per i pazienti e per la qualità del servizio sanitario regionale.