Secondo un comunicato emesso oggi dalla Flinders University, ripreso da uno studio pubblicato sul Frontiers in Virology, all’interno dei nostri occhi e più precisamente nella retina, esisterebbe uno specifico gruppo di cellule che sembrerebbe particolarmente adatto ad ospitare il virus dell’Ebola e altri virus.
Secondo Justine Smith, professoressa di salute degli occhi della vista Flinders e autrice senior dello studio, dopo aver contratto l’ebola è molto comune che si sviluppi l’uveite. Infatti, le cellule nell’iride, ossia nella parte anteriore dei nostri occhi, e quelle nella retina svolgono ruoli di primo piano in questa infiammazione in quanto ospitano i microrganismi. Come sottolinea però la Smith, non si sapeva ancora quale delle due (iride e retina) svolgesse il ruolo più importante.
I ricercatori hanno svolto esperimenti con cellule di occhi umani donate presso una banca dell’occhio. Quindi sono state infettate le cellule con il virus Ebola, con il virus Reston (un virus simile all’Ebola che però non colpisce l’uomo) e con il virus Zika. Altre cellule, invece, non sono state infettate in modo che i ricercatori potessero fare il confronto. Ne è emerso che le cellule della retina e dell’iride hanno permesso la replicazione dell’Ebola ma le cellule della retina mostravano i livelli di infezione più alti.
Come spiega la ricercatrice, i pazienti affetti da malattia oculare da Ebola mostrano delle particolari cicatrici sulla retina. Si tratta di una caratteristica che suggerisce che l’epitelio pigmentato retinico viene coinvolto durante l’infezione.
Secondo quanto spiegato dalla ricercatrice, le cellule della retina in questione “sono brave a mangiare cose”. Si tratta del fenomeno della fagocitosi. Perciò, le cellule retiniche analizzate “svolgono un ruolo essenziale nel ciclo visivo riciclando i nostri fotorecettori, quindi ha senso che queste cellule siano un rifugio ricettivo per l’Ebola, così come altri virus”.
Si tratta di risultati che a loro volta suggeriscono che durante l’infezione acuta del virus Ebola bisogna monitorare con molta attenzione la retina per capire quali sono i soggetti più a rischio di incorrere in uveite.