L’ Italia si conferma “eccellenza mondiale” per i trapianti di cornea: infatti circa il 60% degli interventi effettuati è mini-invasivo, e questo garantisce un recupero della vista più duraturo e con raro rischio di rigetto. A sottolineare questo aspetto sono stati gli esperti della Società Internazionale Cornea, Cellule Staminali e Superficie Oculare (SICCSO) e della Società Italiana Scienze Oftalmologiche (SISO) in occasione del Congresso mondiale sulla Cornea e del Forum della Banca degli Occhi, tenutosi a Chicago.
Fino a quindici anni fa l’unica procedura tecnica di trapianto era rappresentata dalla sostituzione di tutta la cornea. Oggi, complici anche i miglioramenti delle tecniche d’intervento c’è stata un’inversione di rotta e il classico intervento tradizionale è adottato in Italia solo nel 30% dei casi. “Sostituire la porzione di cornea malata rispettando il più possibile l’anatomia dell’occhio, è lo scopo delle nuove metodiche di trapianto, tra cui l’ultima novità è rappresentata dal trapianto corneale lamellare anteriore chiamato DALK”, ha affermato Vincenzo Sarnicola, Presidente della SICCSO e membro del consiglio direttivo della SISO. ggi grazie alla DALK, sottolinea Sarnicola, “è possibile sostituire solo lo strato di cornea malato, lasciando intatto il resto. L’intervento quindi risulta molto meno invasivo con grandi vantaggi per il paziente”. Essendo minore la porzione del tessuto trapiantato, il rischio di complicanze durante l’operazione è quasi azzerato. “Il risultato è più duraturo, con alte percentuali che il recupero della vista resti ottimale per tutta la vita, perché il rischio di rigetto è raro: appena il 4% contro il 30% dell’intervento tradizionale”, continua Sarnicola.
Inoltre, come ha aggiunto Alessandro Mularoni, vicepresidente SISO “Anche i pochi casi di rigetto rispondono bene alle terapie: spesso bastano solo colliri a base di cortisone e antibiotico”.